1 Aprile 1925 Il Primo Semaforo a Milano
aprile 1, 2021 alle 4:20 ,
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Il 1 aprile 1925 venne inaugurato il primo semaforo a Milano all'incrocio tra Via Orefici, Via Carlo Alberto, ( oggi Via Mazzini ) e Via Torino.
La novità non fu del tutto apprezzata dai Milanesi.
I “dura minga” si moltiplicavano, ma la storia sarà ben diversa e oggi a Milano, si contano oltre 700 semafori.

I milanesi pensarono a un pesce d’aprile quando lessero le nuove disposizioni del regolamento di polizia urbana.
“I pedoni dovranno circolare esclusivamente sui marciapiedi.
I veicoli dovranno tenere la parte della strada che è alla loro sinistra.
Gli autoveicoli non potranno far uso della marcia indietro per invertire la propria direzione”
Per quanto riguardava il crocicchio di piazza Duomo - Orefici il regolamento era :
“Il movimento dei veicoli e dei pedoni sarà regolato, mediate segnalazioni luminose, con un semaforo centrale”
Il semaforo era in funzione dalle 15,15 alle 19,15.
Molti si chiedevano e tutt'ora si chiedono quale fosse il motivo del quarto d’ora.
96 anni fa a Milano si circolava tenendo la sinistra e il traffico era caotico proprio come ora.
Per i Milanesi che si affollavano ad osservare il primo semaforo sarà sembrato uno strano marchingegno.
Il semaforo era regolato dai vigili urbani che ebbero non pochi grattacapi nell’attivarlo all’incrocio tra cinque strade : via Carlo Alberto ( ora via Mazzini ), via Torino, via Orefici e i due lati di piazza Duomo.
Installato su una colonna, aveva il compito di gestire il traffico proveniente da tutte le direzioni e formato da tram, auto, carrozze, biciclette, carretti e pedoni, questi ultimi abituati a camminare tra le macchine in mezzo alla strada.
Il primo semaforo aveva quattro colori : Rosso, Giallo, Verde e Bianco e venivano utilizzati in questo modo:
"Rosso stop alle automobili, Bianco e Rosso via ai pedoni e stop ai veicoli, Giallo via ai tram, Verde via ad auto e motocicli, Giallo e Verde via a tutti i veicoli indistinti.
La cosa, come detto, non fu del tutto gestibile e provocò lunghissime code e molto nervosismo.
Riporta una cronaca dell’epoca :
«Invece di circolare, i veicoli stavano fermi, inchiodati nelle vie di provenienza da lunghissime code su due o tre file, formate da tram, automobili, carrozze e carri, motociclette e biciclette in cordiale promiscuità frammisti e nella strepitante cacofonia di clacson, trombe, campanelli d’ogni timbro e d’ogni forza, sonanti la feroce sinfonia della protesta».
Un cronista del Corriere scrisse un articolo ironico di circa due colonne e mezzo dal titolo: “L’era nuova della circolazione”.
Qui uno stralcio :
«Mediante un po’ di pratica, lo si può anche tenere a mente.
In ogni caso pedoni e conducenti possono munirsi di un manuale e sfogliarlo al momento buono.
Così mentre lo consultano, il colore cambia, e gli aspettanti attendono il loro turno o vanno sotto!
All’ora dell’afflusso o del deflusso degli operai ( in specie, i muratori ), al bianco - rosso del semaforo, si levò un urlo, e tutta la spianata si riempì di sei - settecento persone».
In quel primo semaforo il verde stava sopra e il rosso sotto.
Fu nel 1960, con il nuovo codice della strada, che i colori assunsero la sequenza attuale.